Il latte è un nemico? Intervista alla dott.ssa Claudia Mandaliti
PRIMA PARTE
“Perché non vuoi mangiare latte?”.
Mi è stato chiesto più di qualche volta, come se l’intolleranza fosse una scusa, un vezzo, o ancor forse una moda trascurabile e soprattutto passeggera.
Nulla di tutto ciò. Essere intolleranti non è facile, né piacevole, se vogliamo dirla tutta. Il latte ci fa stare male e per questo dobbiamo evitarlo: non per vizio, ma per salute.
Dietro non c’è nessuna filosofia di alimentazione alternativa, né tanto meno volontà di campagne alimentari ANTI LATTE e ANTI PRODOTTI CASEARI: non una scelta ma una necessità, necessità per altro in Italia, e non solo, ahimè in continuo aumento.
E non è nemmeno un’allergia; risposta alla domanda che alla prima di solito segue: “Ah, allora sei allergica?”.
Ho voluto parlarne con un’esperta, la dott.ssa Claudia Mandaliti, Biologa Nutrizionista che opera nel Friuli Venezia Giulia.
Lei aiuterà noi intolleranti a rispondere a molti quesiti e a far chiarezza su tanti dubbi relativamente al lattosio e alla giusta alimentazione da seguire, a seconda dei casi e dei tipi di intolleranza.
Ma prima di questo, e prima di tutto, le ho chiesto di dibattere con noi su alcuni questioni fondamentali: il latte è un nemico? E’ giusto eliminarlo dalla dieta anche se non si soffre di intolleranza o allergia? E quale è la differenza tra le due? ….
Dott.ssa Mandaliti, grazie anzitutto per la sua preziosa disponibilità e per l’aiuto che le sue risposte ci daranno. Come prima cosa la presento, con questa breve scheda:
Dottoressa, parliamo del LATTE. È abbastanza diffusa l’opinione che “il latte fa male” e che il nostro organismo non ne ha bisogno dopo lo svezzamento. A questo si è poi aggiunta la moda di proporre integratori o alimenti alcalini per combattere l’eccessiva acidità dell’alimentazione moderna, con una conseguente demonificazione di latte e derivati per il loro elevato potere acidificante. Vecchi e nuovi pregiudizi si sommano: vogliamo fare un po’ di chiarezza sul tema? Dal punto di vista nutrizionale il latte è importante o no?
Il latte è un alimento che possiamo definire completo dal punto di vista nutrizionale, poiché contiene proteine, carboidrati, grassi, sali minerali (soprattutto il calcio) e vitamine, sia liposolubili (A,D,E e K) che idrosolubili (quelle appartenenti al gruppo B). Quindi è importante per alcune fasi della nostra vita, quali l’accrescimento e la gravidanza, durante le quali la richiesta di calcio è maggiore, per cui l’assunzione di latte potrebbe essere adeguata a rispondere alle esigenze di questo importantissimo minerale. Tengo a precisare che non è fondamentale per la salute, perché ci sono tanti altri alimenti da cui assorbire calcio, uno tra tutti l’acqua!
Vorrei però sottolineare che spesso si tende a classificare gli alimenti in due categorie: quelli che fanno bene e quelli che fanno male; ma non è così semplice! Alla domanda che spesso mi viene fatta se il latte faccia bene o male, rispondo sempre che dipende dalla qualità del latte. Quando si sceglie di consumare un alimento bisogna sempre tenere in considerazione la sua provenienza: se esso deriva dagli allevamenti intensivi (in cui è noto che le condizioni degli animali non sono delle migliori), è chiaro che non sarà salutare. Oltre a questa problematica etico/ambientale, bisogna poi considerare che in commercio esistono differenti tipologie di latte: latte UHT, latte delattosato, latte fresco, latte biologico… Senza soffermarmi troppo sui trattamenti cui viene sottoposto, dico solo che quando subisce trattamenti termici quali pastorizzazione ed elevate temperature, da un lato abbiamo una maggiore salubrità del prodotto in termini di sicurezza e igiene alimentare (perché viene ridotta la carica batterica e aumentata la conservabilità), ma dall’altro abbiamo una perdita di minerali e vitamine che “svuotano” l’alimento compromettendone le caratteristiche nutrizionali, nonché una degradazione delle proteine del latte (caseine) che non vengono rese facili da digerire e causano infiammazione a livello intestinale. Discorso a parte, potremmo farlo per il latte biologico solamente, perché le mucche vivono in condizioni migliori rispetto a quelle degli allevamenti intensivi e non troveremmo antibiotici e ormoni nel prodotto finale.
Per quanto riguarda invece il problema dell’eccessiva acidità dell’alimentazione moderna, esso è legato ad un eccesso di prodotti raffinati, ricchi di sale, di additivi e soprattutto industrializzati, oltre ad un uso quotidiano ed eccessivo di latte e latticini. La problematica è legata ad un accumulo di sostanze acide nel nostro organismo che causano infiammazione e hanno un impatto negativo sulla nostra salute. Soffermandoci un attimo sul latte e i latticini, se da un lato essi rappresentano una buona fonte di calcio, dall’altro è anche vero che un consumo eccessivo (e quotidiano) determina una maggiore perdita di questo prezioso minerale, proprio a causa dell’acidificazione che si viene a creare.
Non voglio demonizzare o meno il latte e i suoi derivati, ma portare il consumatore ad una maggiore consapevolezza, mettendolo nelle condizioni di fare una scelta in base alle proprie esigenze, ascoltando i segnali che l’organismo ci dà.
L’intolleranza al lattosio è in continuo aumento. Secondo lei quale è la causa?
Penso che se al giorno d’oggi circa la metà della popolazione soffre di intolleranza al lattosio, la motivazione sia da ricercare sulle origini del latte, in quanto, si tratta di un alimento che è stato introdotto piuttosto di recente nella nostra alimentazione, ovvero in seguito a quella che viene chiamata Transizione Neolitica, ovvero il passaggio da un’alimentazione basata sullo sviluppo dell’addomesticamento degli animali e delle piante. Il nostro organismo non ha avuto il tempo sufficiente (in termini di evoluzione) per adattarsi e quindi tollerare il latte, dal punto di vista genetico. Spesso però, l’intolleranza al lattosio può essere secondaria a un malassorbimento più generico, oppure associata ad altre patologie come ad esempio la celiachia, che è caratterizzata da un’elevata permeabilità intestinale.
Certo, e infatti esistono diverse tipologie di intolleranza, ma lo vedremo nella seconda parte della nostra “chiacchierata”. Ora mi piacerebbe che Lei ci spiegasse la differenza tra l’intolleranza e l’allergia al lattosio. Im merito c’è un po’ di confusione…
Sì.
L’intolleranza si differenzia dall’allergia perché non coinvolge il sistema immunitario e dipende dalla quantità di lattosio ingerito.
La sintomatologia è correlata a sintomi gastrointestinali: il lattosio è uno zucchero che, se assunto in eccesso da un individuo intollerante, non viene ben digerito e a livello intestinale determina gonfiore e, nella maggior parte dei casi anche diarrea, perché viene richiamata acqua per osmosi. La problematica, come dicevo prima, è correlata a una significativa quantità di lattosio: per capirci, è sufficiente un bicchiere di latte o poco meno. I formaggi stagionati hanno una quantità molto più ridotta di lattosio rispetto a quelli freschi, tanto che da alcuni soggetti (e come vedremo dipende dal tipo di intolleranza di cui si soffre) sono ben tollerati.
Se un soggetto è geneticamente intollerante al lattosio, di per sé ha poca lattasi e una quantità eccessiva di lattosio può causare le problematiche intestinali di cui accennato sopra. Se un soggetto è geneticamente tollerante al lattosio ma smette di bere latte nel corso della sua vita, perde le lattasi e di conseguenza diventa intollerante. Se assume grandi quantità di lattosio, anche questo soggetto avrà gli stessi effetti negativi.
L’allergia, invece, è caratterizzata dal coinvolgimento del sistema immunitario e anche in presenza di una minuscola quantità della sostanza, può causare una reazione negativa, come ad esempio, rush cutanei o nei casi più gravi shock anafilattico e quindi un pericolo per la salute.
Solitamente, l’allergia nei confronti del latte è specifica per le proteine e non per il lattosio!
Grazie dottoressa. Vorrei infine che mi aiutasse a comunicare il messaggio che è sbagliato farsi autoterapia escludendo il latte e i prodotti derivati dalla dieta in assenza di una diagnosi certa, di intolleranza o di allergia. Molti lo fanno, magari perché non sono amanti del latte, oppure ancor più esasperando in modo errato scelte nutrizionali (che non giudico e rispetto, sia ben inteso) come ad esempio il veganesimo. Anche se è vero, come Lei ci ha prima spiegato, che non è un alimento “fondamentale” per tutte le fasi della nostra vita, è giusto escluderlo se non si hanno reali necessità “fisiche” (l’intolleranza appunto) per farlo?
Sicuramente, non c’è un reale motivo per cui debbano essere esclusi dall’alimentazione quotidiana, anche perché sempre dal punto di vista nutrizionale e se vogliamo anche salutistico, questi alimenti apportano anche dei benefici alla salute:
- i formaggi , in particolare grana, parmigiano e ricotta possono essere un ottimo spuntino anche per chi pratica attività sportiva, perché ricchi di aminoacidi ramificati e proteine del siero del latte, utili per questi soggetti.
- non abbiamo ancora nominato i prodotti fermentati: yogurt e kefir (nutrizionalmente identici al latte) che agiscono sulla flora intestinale promuovendo la proliferazione dei batteri “buoni” aiutando a stimolare il sistema immunitario. Inoltre, in questi prodotti fermentati, il lattosio è ulteriormente digerito rendendoli, quindi, più facili da tollerare.
Spesso, chi sceglie di intraprendere una dieta vegana o semplicemente decide di escludere questi alimenti, cerca dei sostituti vegetali che, considerate le caratteristiche nutrizionali, sono differenti dai prodotti caseari perché hanno una netta preponderanza di carboidrati rispetto agli altri macronutrienti (soprattutto il latte di riso e simili).
Latte e latticini non sono fondamentali per la nostra salute, ma chi pensa di sostituirli con dei prodotti alternativi, spesso ignora che si tratta di alimenti troppo artificiali e ricchi di additivi.
Noi intolleranti, invece, siamo costretti a limitare, ma molto spesso a sostituire in via definitiva, latte e derivati… Ma bisogna farlo nel modo giusto, non dimenticando di dare al nostro corpo tutti i giusti nutrienti, ognuno individualmente, ascoltando, citando le sue parole, “i segnali che l’organismo ci dà“.
… e questa è la seconda parte del “viaggio” che faremo in compagnia della nostra preziosa amica nutrizionista Claudia Mandaliti.
Seguiteci nella seconda parte dell’intervista.
Francesca Orlando