Intolleranza: se la conosci la educhi! I consigli della dott.ssa Claudia Mandaliti
Seconda parte
Scopri di essere intollerante e la prima domanda che ti fai è “E adesso come mi curo? Evito latte e derivati, ma poi…?”.
Se ti curiamo oggi, ti aiutiamo oggi. Se ti educhiamo, ti aiutiamo per tutta la vita!
E’ questo il motto della dott.ssa Claudia Mandaliti, che oggi ci insegnerà ad affrontare al meglio il nostro nemico lattosio, non solo curando, ma in primis educando il nostro corpo, attraverso delle scelte mirate e consapevoli.
La sintomatologia dell’intolleranza al lattosio, infatti, è differente da persona a persona, con manifestazioni di diversa intensità a seconda del livello di produzione dell’enzima lattasi. Per accertarla e, soprattutto, per verificare di quale tipo di intolleranza si soffre, è anzitutto importante fare non solo il H2-Breath Test, ma anche il Test Genetico. E, risultati alla mano, niente autoterapia, ma un percorso, che poi diventerà uno stile di vita, specifico e personalizzato in tutto e per tutto.
Proprio per la differenza che caratterizza ognuno di noi, – spiega la nostra preziosa nutrizionista – ritengo che sia opportuno avere un piano elaborato “ad hoc”, che prevenga un’autoesclusione degli alimenti evitando di andare incontro ad altre problematiche quali stanchezza, letargia e scarsità di energie.
Dottoressa Mandaliti, partiamo dalla forma di intolleranza cosiddetta acquisita, o secondaria. Essa è legata ad altre patologie acute o croniche dell’intestino. È dunque transitoria e si risolve con la guarigione della malattia responsabile. In questo caso il latte e i latticini vanno eliminati dalla dieta per quale periodo di tempo? E come vanno reintegrati in seguito?
Nel caso di patologie acute o croniche si manifesta un’alterazione della permeabilità intestinale che determina il passaggio di molecole anche piuttosto grosse, che in condizioni fisiologiche non passerebbero e che causano infiammazione. In questo caso, bisogna prima fare un piano alimentare mirato all’esclusione di sostanze pro-infiammatorie, di cui fanno parte anche latte e latticini, per un periodo che va dalle 2 alle 6 settimane e successivamente si cerca di ripristinare la tolleranza individuale, reintroducendo delle piccole quantità giornaliere. Questo perché la lattasi è un enzima inducibile e può essere ripristinato con la piccola introduzione della molecola lattosio.
Nella forma primaria, invece, ovvero quella con mutazione genetica, si determina l’impossibilità a reintegrare latte e derivati nella dieta. In questo caso quale è la corretta alimentazione da seguire? Come possiamo fornire al nostro corpo elementi fondamentali (ad esempio il calcio) che vengono a mancare eliminando i latticini?
L’intolleranza al lattosio è legata alla quantità di lattosio ingerito. Per alcuni soggetti che hanno, per predisposizione genetica, poche lattasi è possibile ricavare il calcio da altre fonti alimentari, variando il più possibile le nostre scelte:
- l’acqua è l’alimento a cui fare riferimento! Leggiamo bene l’etichetta e prediligiamo quelle minerali ad alto residuo fisso;
- tra le verdure, quelle appartenenti alla famiglia delle Brassicacae (ad es. broccoli, cavolfiori, cavoli, rucola) e anche gli asparagi;
- tra i cereali: fiocchi di avena, amaranto;
- frutta secca oleosa e semi di sesamo (anche sotto forma di salsa Tahin), fichi essiccati;
- legumi, in particolare i ceci;
- gamberi, cozze e vongole.
Ma non è solo la scelta dei cibi a fare la differenza, bensì anche il come decidiamo di abbinare i vari alimenti tra loro.
La sintomatologia dell’intolleranza al lattosio è più o meno “grave” a seconda della velocità di svuotamento gastrico: più è rapida e più intensi saranno i sintomi. Questo dipende proprio, e soprattutto, dal come associamo i cibi.
Dottoressa, ci può dare qualche breve consiglio sugli abbinamenti da evitare e quelli invece da preferire?
Certo! In primis, sarebbe opportuno rispettare alcune norme igieniche e dietetiche, che valgono per tutti, intolleranti o meno: il consumo di pasti non troppo abbondanti per non riempire eccessivamente lo stomaco; evitare di eccedere con la quantità di grassi e fibre; prendersi il proprio tempo da dedicare a colazione, pranzo e cena, masticando lentamente.
Chi può reintrodurre il lattosio (non chi soffre di una forma primaria), può iniziare ad adattare l’intestino con delle piccole quantità. Ad esempio, un buon abbinamento potrebbe essere una macedonia con un cucchiaio di yogurt greco e qualche noce. Invece alcuni abbinamenti decisamente poco consigliati, perché potrebbero creare acidità, sono: il classico caffè e latte, tè e latte, oppure mozzarella e pomodoro, latte + cereali e spremuta di arancia. Questo perché
il lattosio in associazione a degli zuccheri semplici determina un incremento della velocità di svuotamento gastrico.
Preziosa informazione! Chi non può reintegrare latte e derivati, invece, per non rinunciare sempre, o magari per potersi regalare un pranzo o una cena in ristorante, fa uso di integratori.
Esistono molti integratori di lattasi. Lei li consiglia? Che cosa dobbiamo sapere in proposito? Quale è il loro più giusto utilizzo? Perché si rischia di pensare che possano essere un valido sostituto di una dieta corretta…
Per poter ripristinare le lattasi endogene occorre molto tempo e gli integratori di lattasi non rappresentano, secondo me, una soluzione all’intolleranza al lattosio, perché in molti soggetti permane il senso di gonfiore.
Come detto prima, esistono delle fonti alternative di calcio!
Ma capisco che è proprio il gusto a farla da padrone alle volte. In questo caso, suggerirei di ingerire quotidianamente delle piccole quantità di lattosio per avere una maggiore tolleranza.
Educare il corpo almeno ad una leggera tolleranza. Un’educazione fatta di cibo e col cibo. E’ proprio vero che stile di vita e alimentazione corretti sono fondamentali!
Esatto.
In materia di prevenzione, l’alimentazione è uno strumento davvero importante e ci aiuta a fare molto.
Un esempio su tutti: ci sono alcuni alimenti che non devono essere assunti in concomitanza di alcuni farmaci, perché interferiscono con essi, modificandone l’efficacia. Gli alimenti anche sul nostro organismo hanno un effetto!
La frase che Lei ha citato all’inizio è dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e rappresenta, appunto, il mio motto, perché
con una corretta educazione alimentare, mirata a delle scelte più consapevoli e alla riscoperta dei cibi “veri”, si possono dare degli strumenti giusti e specifici in base alle personali necessità.
E sono esattamente le personali necessità che dobbiamo comprendere e guardare in faccia, noi intolleranti ancor più! E proprio con il cibo riusciremo a tenere sotto controllo i sintomi. E allora addio al vecchio motto: Lattosio, se lo conosci lo eviti. E via al nuovo: Intolleranza, se la conosci la educhi!
Un grande grazie alla dottoressa Mandaliti per essere stata con noi. Arrivederci per altri consigli e approfondimenti.
Francesca Orlando
p.s. Se avete domande, dubbi, perplessità… scrivetemi. I “miei” esperti vi risponderanno!
Articolo interessante assolutamente chiaro ed educativo per una sana scelta preventiva alimentare. Grazie
Grazie a lei per il feedback